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Lo strano caso del diritto al gioco nella disabilità

La Giornata Internazionale dei diritti dell’infanzia: il diritto al gioco

Il gioco lo strumento più prezioso che l’evoluzione ha messo a punto per progredire nello sviluppo, acquisire capacità fondamentali alla vita insieme e proteggerci persino negli scenari emotivamente più bui e difficili. Cosa ne è del diritto al gioco libero deə bambinə disabili? Le risorse gratuite di DIRimè per approfondire e i suggerimenti pratici per uno sguardo adulto rispettoso della libera iniziativa.

Risorsa a libero accesso 

20 Novembre 2025

Dott.ssa Giulia Campatelli, Psicologa Psicoterapeuta, Presidente DIRimè Italia APS

Dott.ssa Sara Pensabene, TNPEE, Referente regionale DIRimè per la Calabria

Aiutaci a diffondere la prospettiva neurodiversity-affirming e evolutivo-relazionale per una società più inclusiva e accogliente, condividi e cita questo articolo. 

La Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza 

Il 20 novembre del 1989 le Nazioni Unite adottarono la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, il primo trattato internazionale giuridicamente vincolante che riconosce i diritti civili, sociali, culturali, economici e politici deə minori. In Italia, la Convenzione fu ratificata il 27 maggio 1991 con la Legge n. 176. Dal 1989, la Convenzione è divenuta il trattato in materia di diritti umani con il più alto numero di adesioni: oggi sono 196 gli Stati che si sono vincolati giuridicamente al rispetto dei diritti elencati, con la grande assenza degli Stati Uniti.

Il diritto al gioco tra i diritti deə bambinə

Vogliamo dedicare questa occasione per una riflessione sul diritto al gioco, sancito dall’articolo 31 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Il diritto al gioco per tuttə lə bambinə riconoscono il diritto al riposo e al tempo libero, al dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie dell’ età e al partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica.
Nel mondo, secondo i dati Unicef questo diritto non è garantito: circa 1 bambino su 5 fra i 2 e i 4 anni non gioca con le persone che se ne prendono cura a casa. Senza citare gli scenari orrorifici che quotidianamente arrivano dalla Palestina, dal Sudan e dalle terre con crimini di guerra in atto in cui è proprio l’infanzia il primo obiettivo militare di aggressione.
Per tanti bambini che vivono in contesti di emergenza e vulnerabilità il gioco rappresenta un modo per ritrovare un senso di normalità.
UNICEF Italia

Il punto di vista di DIRimè

Come associazione non profit per l’età evolutiva e la neurodiversità umana, DIRimè riconosce nel gioco lo strumento più prezioso che l’evoluzione ha messo a punto per progredire nello sviluppo, acquisire capacità fondamentali alla vita insieme e proteggere la persona persino negli scenari emotivamente più bui e difficili. Abbiamo approfondito tutte le implicazioni del gioco, nel webinar “Neuroni in gioco” a disposizione gratuitamente deə Sociə.
In questo articolo parleremo in particolar modo di gioco libero, destrutturato e calato sulla libera iniziativa deə bambinə in quanto a tempi, temi e materiali.
Il gioco libero è il luogo in cui ə bambinə:
  • sperimentano senza aspettative
  • sbagliano senza essere letto come errore
  • esplorano senza un obiettivo produttivo
  • si sentono competenti non perché “fanno bene” ma perché provano.
Sono questi i motivi per cui il gioco è un diritto.
Il diritto al gioco non riguarda la presenza di giocattoli o di spazi sicuri. Riguarda sopratutto lo sguardo adulto e una posizione di accoglienza, assenza di giudizio e profondo rispetto. Perché ciò che spesso manca è la possibilità di giocare senza che l’adultə intervenga, diriga, valuti, corregga, interpreti, acceleri, “dia un senso”. Il paradosso quotidiano è questo: chiediamo autonomia, curiosità, autoregolazione, creatività ma pretendiamo di decidere come devono essere esercitate. E quando si parla di neurodivergenze e disabilità, il quadro è sistematicamente desolante.

Il diritto al gioco negato nella disabilità

secondo dati Istat del 2021, oltre il 70% delle persone disabili in Italia dichiara di non svolgere attività sociali significative, con un conseguente senso di insoddisfazione verso il proprio tempo libero. I principali ostacoli al gioco libero per bambinə disabili includono ambienti non adeguati, giocattoli non usabili e un approccio adulto focalizzato solo sull’aspetto terapeutico, trascurando il piacere del gioco in sé.

Il solo modo giusto di giocare

Nella nostra esperienza quotidiana di supervisione professionale, docenza e supporto alle famiglie, anche quando sono escluse specifiche condizioni psicofisiche di alternazione neuroevolutiva e stiamo descrivendo soltanto comportamenti e caratteristiche dell’infanzia, vediamo sistematicamente la tendenza alla medicalizzazione del gioco quando si tratta di bambinə disabili. Non si parla più di noia, ma di “labilità attentiva”; non si descrive una grande passione per dinosauri o macchinine ma si descrivono “iperfocalizzazione” e “interessi ristretti e ripetitivi”. Non si pensa alla curiosità e al piacere ma si parla di “autostimolazione”. E sistematicamente, anche in contesti insospettabili ricchi di informazioni e consapevolezza, il gioco libero deə bambinə austisticə viene interrotto, incanalato, distratto. I motori di ricerca traboccano di fonti e materiale su “come stimolare il gioco funzionale nei bambini autistici”,  “100 idee di gioco funzionale”, “strategie per strutturare il gioco e insegnare”.
Quantə di noi osservano unə bambinə autisticə giocare senza pensare per un momento a come rendere quel momento l’ennesima occasione per trasmettere informazioni e stimolare la crescita? Quantə di noi vedono il tempo libero deə bambinə disabili, e la loro noia, come parte di un diritto dell’infanzia?

Cosa possiamo fare ogni giorno

La bellezza della neurodiversità umana è che ciascunə offre nel suo piccolo un punto di vista specifico sul mondo, sulle esperienze e sugli oggetti che lo popolano e tuttə amiamo concederci piccole autostimolazioni sensoriali durante la giornata che ci mantengono connessə al nostro corpo, ci aiutano a focalizzare un pensiero o una sensazione, ci sostengono nei momenti di noia, di attesa o di sovraccarico. E nessunə di noi riesce a sospportare una giornata intera di occasioni riabilitative e abilitative costanti, in cui ci viene chiesto di imparare, crescere e strutturare attività che abbiano sempre uno scopo, informazioni nuove e apprendimento al loro interno. Se non riusciamo noi adultə, come potrebbero lə bambinə? E perchè lə bambinə disabili dovrebbero invece farlo “per il loro bene”?
Ecco cosa possiamo fare per scardinare questo doppio standard nel quotidiano, con piccole azioni concrete:
  • concedi tempo di gioco libero, non guidato, ogni giorno. Siediti vicino, osserva, segui. Non dirigere, non spiegare, non suggerire o guidare. Lascia che un modo non convenzionale di uso di un oggetto ti insegni qualcosa che non sai o che è da tempo che non ricordi
  • non tradurre tutto in linguaggio adulto: sospendi per questo tempo i concetti di “utile”, “educativo”, “finalizzato”
  • difendi uno spazio pubblico per il gioco libero: una piazza, un cortile, un pezzo di natura. E’ un diritto abitativo di tuttə.
Infine, osserva lə bambinə e prova a chiederti, senza sovrastrutture adulte di insegnamento e miglioramento, “di cosa avrebbero bisogno per giocare spesso e a lungo?” Le risposte di solito sorprendono.
Mettiamoci in gioco diversamente.