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Si fa presto a dire “salute mentale”

Le diverse prospettive internazionali con cui guardiamo alla salute mentale e le loro enormi conseguenze sul supporto alle persone e alle comunità

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i disturbi mentali, tra cui depressione, ansia e disturbi psicotici, rappresentano una delle principali cause di disabilità a livello modiale. Negli ultimi anni, il crescente riconoscimento dell’impatto che la scarsa salute mentale ha spinto molti governi a riflettere sulle proprie politiche con enormi differenze tra Europa, e Italia, e Stati Uniti e previsioni future allarmanti per il benessere psicologico collettivo.

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10 Ottobre 2025

Dott.ssa Giulia Campatelli, Psicologa Psicoterapeuta, Presidente DIRimè Italia APS

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Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i disturbi mentali, tra cui depressione, ansia e disturbi psicotici, rappresentano una delle principali cause di disabilità a livello modiale. Negli ultimi anni, il crescente riconoscimento dell’impatto che la scarsa salute mantale può avere su individui, famiglie e comunità ha spinto molti governi a riflettere sulle proprie politiche e risorse dedicate alla prevenzione, diagnosi e cura.

Il supporto alla salute mentale in Europa

La fotografia dell’OMS sullo stato della salute mentale in Europa è allarmante: una persona su 6 soffre di un disturbo, ma una su 3 non riceve cure adeguate. E la situazione è ancora più critica per chi vive con una psicosi: una persona su quattro non ha accesso ad alcuna forma di intervento formale. Ogni anno, più di 150mila persone si tolgono la vita (circa 400 ogni giorno) e il suicidio è oggi la principale causa di morte tra lə giovani tra i 15 e i 29 anni. Durante la pandemia da Covid-19, la prevalenza di ansia e depressione è cresciuta del 25% su scala globale, mentre emergono nuovi segnali di disagio soprattutto tra lə giovanissimə: oltre l’11% dellə adolescenti mostra comportamenti problematici legati all’uso dei social media. Tra lə anzianə, uno su quattro sopra i 60 anni dichiara di vivere in un profonda condizione di solitudine.

La risposta europea si pone un obiettivo ambizioso: rendere la salute mentale la priorità in tutte le politiche pubbliche, ovvero un elemento imprenscindibile e trasversale tra sanità, istruzione, giustizia, urbanistica, cultura, etc.

L’Unione Europea ha abbracciato il modello psicosociale alla salute mentale di cui l’Italia è stata apripista: un approccio multidimensionale che si focalizza non solo sulla salute di per sè ma anche su elementi sociali che determinano la qualità di vita globale di una persona. Per citare il motto della European Mental Health Week di maggio 2025:

prendiamoci cura della salute mentale, investiamo in diritti sociali.

 

 

 

 

L’Unione Europea infatti vuole connettere le politiche di supporto alla salute mentale a quelle di tutela del lavoro, l’accesso all’istruzione, la sicurezza ambientale e climatica, la digitalizzazione e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale quale cornice entro cui mettere a fuoco i fattori protettivi e di rischio per il benessere psicologico.

In particolare, in ottobre 2023 il Consiglio dell’Unione Europea ha approvato per la prima volta un insieme di punti che connettono la salute mentale europea al mondo del lavoro, analizzando l’impatto negativo della precarietà lavorativa e delle mansioni sottopagate e non tutelate. Il Consiglio europeo ha invitato quindi ogni Stato membro ad occuparsi di salute mentale innanzitutto in termini psicosociali con particolare attenzione ai gruppi più vulnerabili su cui le raccomandazioni si sono focalizzate sull’accesso ai servizi di salute mentale, alla riduzione dello stigma sociale e all’aumento della consapevolezza sul benessere psicologico.

Il supporto alla salute mentale in Italia

Un approccio psicosociale integrato 

In Italia, apripista per l’approccio centrato sulla persona e bio-psicosociale alla salute, il quadro legislativo che disciplina la salute mentale segue la Legge 180 del 1978, nota come Legge Basaglia, un testo ormai di riferimento per il superamento e la chiusura dei manicomi a favore di un nuovo modello di cura comunitaria, con lo sforzo di inclusione delle persone nei loro contesti sociali e familiari. Da allora, i servizi di salute mentale si sono strutturati attorno ai Dipartimenti di Salute Mentale delle ASL, che coordinano centri di salute mentale, ospedali psichiatrici e servizi residenziali territoriali.

Il finanziamento alla salute mentale in Italia è una componente del Fondo Sanitario Nazionale (FSN) , il principale strumento con cui lo Stato finanzia il Servizio Sanitario Nazionale. Nonostante i passi in avanti del nostro Paese, la quota destinata specificamente alla salute mentale è relativamente modesta: l’Italia investe nei servizi di salute mentale solo il 3,4% del FSN rispetto, ad esempio, all’Inghilterra che investe circa il 10% e rispetto a Paesi europei più virtuosi ancora come la Svezia e la Norvegia.

Le criticità maggiori 

In Italia, il sistema sanitario è fortemente decentralizzato, con le regioni che giocano un ruolo chiave nella gestione delle risorse e alcune disuguaglianze territoriali: alcune regioni offrono servizi avanzati e ben finanziati, mentre altre faticano a garantire l’assistenza di base. Oltre ai limiti finanziari, il nostro sistema di salute mentale si confronta con una serie di sfide strutturali come l’ormai evidente carenza di personale e la mancanza di integrazione tra i diversi servizi. Questa frammentazione dell’offerta rende spesso difficile per le persone accedere a un percorso di cura coerente e continuativo. Uno dei maggiori salti è proprio nel passaggio tra i servizi all’infanzia e all’adolescenza a quelli per l’età adulta spesso con un vero e proprio vuoto assistenziale.

Il supporto alla salute mentale negli Stati Uniti

Gli Stati Uniti attualmente stanno vivendo una profonda crisi del settore socioassistenziale e sociosanitario. Negli ultimi venti anni, nonostante la spesa per i servizi psichiatrici sia maggiore e la prescrizione di farmaci psichiatrici sia più elevata rispetto a quasi ogni altra nazione al mondo, gli indicatori del benessere mentale negli Stati Uniti non hanno fatto che peggiorare con tassi di depressione, ansia, suicidio, overdose, disabilità cronica dovuta a scarsa salute mentale e solitudine in rapido aumento.

In questo scenario, il sistema medico e psichiatrico statunitense ha sempre espresso un approccio alla salute mentale ad orientamento più medico che psicosociale limitando l’approfondimento dell’impatto di elementi profondi come la povertà, i traumi infantili e l’incarcerazione e lo sviluppo di sistemi di supporto non medico.

Il movimento antipsichiatrico dell’estrema destra statunitense

Questo stallo nell’efficacia, a fronte di una spesa ingente, ha creato un’opportunità per il piano di rimodellamento del presidente Donald Trump e del Segretario alla Salute Robert F. Kennedy Jr. Trump e Kennedy hanno convogliato l’insoddisfazione verso un sistema che sembrava governato sopratutto dal profitto della farmacologia senza una visione integrata e sociale, per ridurre drasticamente i fondi indistintamente a tutti i servizi di sanità pubblica e salute mentale tra cui Medicaid, i programmi di assistenza alimentare e di prevenzione dell’obesità (uno dei maggiori problemi di salute negli USA), il supporto sanitario in casi di aborto, l’assistenza abitativa per persone indigenti e vulnerabili, i programmi di riduzione del danno e prevenzione delle overdose e alle inee di assistenza telefonica per la prevenzione del suicidio per persone giovani LGBTQ+.

Lo scorso luglio, la nuova legge di bilancio approvata dal Presidente Donald Trump taglierà quasi 1 trilione di dollari da Medicaid e si aggiunge al licenziamento in massa di operatori sanitari federali e ai tagli ai finanziamenti per la ricerca.

 

 

Visitando adesso PubMed, l’enorme banca dati scientifica gratuita che fornisce accesso a citazioni e abstract di milioni di articoli su temi biomedici e inerenti alla salute, è possibile leggere questo allarmante annuncio:

A causa di una carenza di finanziamenti governativi, le informazioni su questo sito web potrebbero non essere aggiornate, le transazioni inviate tramite il sito web potrebbero non essere elaborate e l’agenzia potrebbe non essere in grado di rispondere alle richieste fino all’approvazione degli stanziamenti. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’entità dei tagli è sconvolgente: le stime indicano quasi 12 milioni di persone in più senza assicurazione sanitaria entro il 2034. La drastica inversione di rotta riguarda anche il supporto alla salute mentale deə giovani nelle scuole abrogando lo stanziamento di un miliardo voluto unanimamente dopo una sparatoria in una scuola nello stato del Texas che ha visto un giovane uccidere 19 bambinə e due insegnanti.

Ma il governo federale non si è limitato a ridimensionare l’aiuto alle fasce a basso reddito in patria: dal il 1° luglio, sono cessate tutte le attività di aiuti esteri trasferendo i programmi al Dipartimento di Stato, che, secondo il Segretario Marco Rubio, amministrerà solo quei programmi di assistenza estera che “promuovono gli interessi americani” e “si allineano alle politiche dell’amministrazione”.

Giornate quelle di oggi servono all’interno di un dibattito ampio e collettivo per mantenere l’attenzione su temi centrali quali il benessere psicologico delle persone e discutere con quali occhi vogliamo osservare la complessità della salute mentale e porci in una cornice complessa che metta al centro i diritti sociali come pilastro protettivo della salute mentale è sembrato finora la via migliore per politiche sociosanitarie più efficaci.

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